da Varese, le odierne peripezie ed i mille interessi di una stramba famiglia di tatuatori!

Ho sempre pensato che la mia vita è piena di gente interessante e folkloristica, di gente colorata e gente molto dark,
di occasioni speciali, di fotografie, libri e scambi di informazioni...
Vorrei queste pagine fossero un'occasione per contaminarci e sorriderci su!!!!


Se desiderate contattarmi per qualsiasi chiarimento, opinione o scambio di vedute mi trovate qua: artistichousewife@hotmail.it

domenica 10 gennaio 2010

Benten, la dea delle arti.



















questa è la seduta di Giancarlo che ha appena iniziato il suo polpaccio giapponese.
anche lui è un artista in erba e spero che questa deità lo accompagni e guidi nel suo percorso artistico.

Per chi ha piacere vi riporto qualche indicazione in più su questo personaggio della mitologia giapponese,spero di fare cosa gradita...

BENTEN

Benzaiten(talvolta indicata come Benten), originariamente personificazione del fiume indiano Sarasvati, venne adottata nel pantheon buddhista come una dea che forniva benefici a coloro che cercavano saggezza, eloquenza e longevità e l'eliminazione della sofferenza.

Attraverso la Cina, nel VII secolo, si è diffusa in Giappone, divenendo una delle sette dee della felicità, oltre a tutelare il matrimonio, la letteratura e la musica.

Il kanji zai che compone una parte del suo nome è scritto con differenti sinonimi che significano “ricchezza” e “talento”, due dei benefici che si possono ricevere da questa divinità.

Come Kannon, Benzaiten viene rappresentata iconograficamente con molte braccia, di solito quattro oppure otto. Il primo braccio dalla parte sinistra afferra una lancia appuntita, con la seconda il Rimbo, con il terzo un prezioso arco, con la quarta un'arma. Il primo braccio di destra tiene una spada, il secondo una mazza, il terzo una chiave e il quarto delle frecce. La corona della sua testa è adornata con il gioiello Nyoishu, dal quale viene emanata un'aureola di luce che sormonta la testa. In altre rappresentazioni iconografiche la sua corona può essere sormontata da un cigno oppure da un torre shinto, sopra il quale è attaccato un serpente bianco con il volto di un uomo anziano.

Nel Bentenkyo si narra di quando Benzaiten, con i suoi quindici accoliti, dopo aver finito di recitare il dharani, la terra tremò per sei volte facendo piovere dal cielo gioielli.

Nelle sue versioni iconografiche più popolari, Benzaiten viene rappresentata con un liuto, in quanto viene considerata la dea della musica, della bellezza e dell'amore.

La leggenda considera Benzaiten figlia di un re drago.
Per volere del padre è costretta a sposare un drago divoratore di bambini, che però, grazie all'amore della dea, perderà questo difetto mostruoso.

In un'altra leggenda Benzaiten svolge il ruolo di intermediaria per una coppia inedita ed esaudendo le ferventi preghiere di un giovane alla ricerca della autrice di alcuni mirabili versi poetici trovati su un foglio di carta, materializza la scrittrice al cospetto del giovane. I due finiranno per sposarsi.

Sebbene Bishamonten abbia origini indiane, ci sono leggende giapponesi in cui viene sostenuta l'origine nazionale di questa divinità. Una delle più popolari narra la storia di un uomo ricco che aveva una figlia di nome Bunsho, identificata con la dea Benzai, la quale andò in sposa a Shinyosu Daimyojin. Passarono molti anni, ma Bunsho non riusciva a dare alla luce un figlio, sebbene fossero stati fatte numerose offerte e preghiere al kami. Alla fine Bunsho rimase incinta, ma al posto di un bambino partorì 500 uova. Terrorizzata dall'idea di cosa potesse schiudersi da quelle uova ordinò che fossero poste in un cesto e gettate nel fiume. Il cesto venne trovato da un pescatore che le portò alla moglie. Sperando che le uova producessero dei pulcini, li pose nella sabbia calda, ma una volta dischiuse le uova, invece di 500 pulcini, nacquero 500 bambini. A fatica la coppia riuscì a mantenere la moltitudine di bambini e quando questi ebbero raggiunto una certa età, vennero mandati dal signore locale, nella speranza che Bunsho si prendesse cura di loro. Così i bambini andarono nel castello, dicendo che erano nati da 500 uova abbandonate in una cesta in balia del fiume. Bunsho riconobbe che erano suoi figli e permise loro di vivere all'interno del castello. Infine Bunsho venne posta nel rango degli dèi e venerata con estrema devozione.
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