da Varese, le odierne peripezie ed i mille interessi di una stramba famiglia di tatuatori!

Ho sempre pensato che la mia vita è piena di gente interessante e folkloristica, di gente colorata e gente molto dark,
di occasioni speciali, di fotografie, libri e scambi di informazioni...
Vorrei queste pagine fossero un'occasione per contaminarci e sorriderci su!!!!


Se desiderate contattarmi per qualsiasi chiarimento, opinione o scambio di vedute mi trovate qua: artistichousewife@hotmail.it

domenica 27 gennaio 2013

Onna (maschere femminili)

Come per le Otoko mask anche le Onna-men (le maschere femminili) vengono suddivise in base all'età: giovani, adulte e anziane.
Le Onna-men furono le prime a svilupparsi visto che gli attori, uomini, avevano la primaria necessità di coprire le caratteristiche mascoline del volto mentre interpretavano i personaggi femminili dei drammi NO che portavano in scena.
Queste maschere sono in numero nettamente maggiore di quelle che ricoprono i ruoli maschili.

Le maschere delle giovani donne hanno i denti anneriti, le labbra rosse e le guance piene e paffute, le sopracciglia alte sulla fronte e i capelli racconti divisi da una larga riga centrale.
Le maschere di donne in età avanzata invece hanno gli occhi e le guance scavate e rughe profonde segnano il volto, le labbra rivolte verso il basso e hanno i capelli bianchi. Alcune mostrano la loro indole benevola e saggia altre il tormento dell'incedere della vecchiaia e il rimorso degli errori commessi in gioventù.

Da quando fecero la loro prima apparizione nel XIV secolo, le Onna-men rappresentavano essenzialmente giovani donne (WAKAI-ONNA).
Il famoso attore NO Zeami era noto in gioventù per sue rappresentazioni di giovani donne ma, solo quando anche gli anziani iniziarono ad usarle, esse assunsero un rilievo e uno spessore definitivo.

Oggi, le Onna-men comprendono standard utilizzati in differenti ruoli: le maschere tormentate (MASUGAMI), le maschere dall'espressione angelica (ZO) e quelle dall'espressione intensa e posseduta (DEIGAN).

Ad un occhio inesperto, i visi delle maschere delle giovani donne sono tutti identici ma, ad uno sguardo più attento, si possono distinguere ben 6 tipi di attaccature dei capelli ben distinti tra loro.

  1. KO-OMOTE: 3 ciocche relativamente larghe scorrono parallele dal centro della fronte per tutta la lunghezza della capigliatura
  2. MAGOJIRO: 2 ciocche scorrono parallele dal centro della fronte sino alle tempie dove si incrociano in 3/4 altre ciocche che continuano fino al fondo dell'attaccatura.
  3. MANBI: 3 ciocche scorrono parallele dal centro della fronte fino al foro del laccio di sostegno, dove la ciocca interna incrocia la ciocca centrale, allontanandosi, immediatamente, per riprendere il disegno originale sino al fondo dell'attaccatura.
  4. WAKA-ONNA e ZO-ONNA: le attaccature di queste due maschere sono quasi identiche. E' più semplice riconoscerle dal tono della pelle o dalla linea intorno agli occhi e dalle guance piatte o paffute. Waka-onna è la più giovane delle due maschere. Le loro attaccature di capelli si dividono i tre settori distinti: A) la parte superiore  iniziando dal centro della fronte con 2 ciocche larghe che scorrono parallele; B) la parte centrale di 3 o 4 ciocche nere corte all'altezza delle tempie; C) la parte inferiore dalla tempia al fondo dell'attaccature fatta di 3 ciocche, quella interna è più larga delle altre 2.
  5. FUKAI: come per la precedente sezione queste maschere differiscono per tre settori di pettinatura: A) la parte superiore  iniziando dal centro della fronte con 2 ciocche larghe che scorrono parallele; B) la parte centrale di 3 o 4 ciocche nere corte all'altezza delle tempie; C) la parte inferiore dalla tempia al fondo dell'attaccature fatta di 3 ciocche, quella interna è più larga delle altre 2.
  6. SHAKUMI: quasi identica a Fukai. L'unica differenza è il punto di partenza che, essendo leggermente spostato, lascia uno spazio vuoto centrale nell'attaccatura

Bene, analiziamo nel dettaglio le varie maschere.

KO-OMOTE


Questa maschera rappresenta una giovane donna nella sua adolescenza: pura, bella e vergine.
Ko-omote è un vezzeggiativo, esso significa "viso piccolo", carino, grazioso.
Essa risponde a quei canoni estetici che erano molto in voga tra le giovani donne del periodo Heian e alcuni di questi non dovrebbero mai essere confusi, come per le tre linee dei capelli che non dovrebbero MAI sovrapporsi.


La laccatura dei denti era molto in voga nell'alta società e alle donne veniva imposto di non tagliarsi mai i capello sino a che, in età matura, esse avevano una capigliatura così lunga da sfiorare il terreno e, acconciarli, richiedeva un lungo lavoro da parte del servo acconciatore che arrivava a utilizzare anche sei ore per pettinarli, ungerli e sistemarli come da dettami dell'epoca.


E' una maschera che vuole rappresentare una donna all'inizio della sua maggiore età ma ancora con quella spensieratezza e leggerezza tipiche dell'addolescenza.


ZO-ONNA


Si dice che questa maschera prenda il nome dal suo creatore Zoami.
I suoi tratti classici come l'ampia fronte e le guance tese ci mostrano la sublimità e la dignità del personaggio.
Indossata per interpretare ruoli di dee, ninfee celesti e fate, spesso usata nel dramma HAGOROMO e per la Principessa CHUJO nel dramma TAEMA.


L'attore che interpreta Zo-onna spesso indossa una corona e per questo motivo la maschera è ancora nota come TENGAN-SHITA letteralmente "sotto la corona".
Ha il volto più sottile e sfilato delle Ko-omote a indicarne un'età più matura. 


Presenta occhi socchiusi e bocca aperta che rivela la traccia di un sorriso, le sopracciglia dipinte alte sulla fronte. Queste caratteristiche vanno rappresentate con la massima delicatezza evocando così la nobiltà e la purezza di una creatura che ha quasi qualcosa di divino.

 FUKAI


Seppure questa maschera rappresenti una donna sulla trentina/quarantina, i tratti somatici come la piega degli occhi e le fossette sulle guance, sono profondamente segnati da eventi di gioia e di dolore di tutta una vita: l'amore e la fine di un rapporto sentimentale, la gravidanza, la perdita, i figli e le rinuce.


Il nome stesso in giapponese significa "profondo".
E' usata esclusivamente dalla Scuola KANZE per impersonare l'amore materno come nel dramma NO SUMIDAGAWA dove si racconta il viaggio da Kyoto a Tokyo di una madre disperata alla ricerca del figlio rapito dai mercanti di schiavi.



MAGOJIRO


Il volto di questa maschera Magojiro è più lungo e più sottile di quello delle altre Omote e la bocca è corrispondentemente meno piena di quanto ci si potrebbe aspettare. Le labbra sono dipinte in un pigmento rosso morbido mentre i denti sono dipinte di nero per indicare una donna di alto rango.
Per il ruolo di Magojiro, viene disegnata un'acconciatura che nessun altra maschera femminile con la configurazione di due ciocche di capelli hanno, diventando quattro alle tempie.
La maschera prende il nome dal creatore della maschera originale, Kongo Magojiro, che avrebbe modellato le caratteristiche su quelle di sua moglie, che era morta giovane.

MANBI


Come la parola "Manbi" significa letteralmente "10000 civetterie," la maschera Manbi esprime civetteria di una giovane donna. Questa maschera crea impressioni diverse a seconda della luce e ombra. Quando viene vista frontalmente gli occhi si fanno socchiusi e la mascella si rende più evidente accentuandone la bellezza ma quando la si osserva inclinandola verso l'alto sembra che sorrida graziosamente.
Nel dramma MOMIJIGARI, la maschera Manbi viene utilizzata per impersonare una bella donna, che è in realtà un demone che ne ha assunto la sembianza.
Nella trama, Taira no Koremochi si unisce alla festa tenuta da giovani donne in montagna. Viene circuito da una splendida fanciulla che lo intrattiene tutta la notte sinchè, ubriaco e stanco, finisce per addormentarsi.
In sogno riceverà la visita di una divinità che gli svelerà la vera identità della giovane fanciulla dandogli modo così di uccidere il demone in essa celato.
La maschera Manbi presenta un fascino misterioso della civetteria di una donna adulta unito al fascino di una ragazza innocente.

 (...continua...)
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