da Varese, le odierne peripezie ed i mille interessi di una stramba famiglia di tatuatori!

Ho sempre pensato che la mia vita è piena di gente interessante e folkloristica, di gente colorata e gente molto dark,
di occasioni speciali, di fotografie, libri e scambi di informazioni...
Vorrei queste pagine fossero un'occasione per contaminarci e sorriderci su!!!!


Se desiderate contattarmi per qualsiasi chiarimento, opinione o scambio di vedute mi trovate qua: artistichousewife@hotmail.it

martedì 9 novembre 2010

Drupi e la maschera mempo

Il nostro amico Drupi, dopo aver concluso entrambe le braccia sopra il gomito, non ha resistito e ha deciso di portarle a termine sino al polso!
Uno dei soggetti previsti è una maschera da combattimento "Mempo", per ora ci sono solo le linee ma sono sicura che il risultato finale acconterà lui quanto noi!






MASCHERE MEMPO
La tipologia delle armature, rifletteva le esigenze dei Samurai, disposti a sacrificare lo spessore delle protezioni in favore di una maggiore capacità di movimento.
Nessuna armatura, costituiva una impenetrabile barriera a frecce, lance e spade dei nemici, muoversi agilmente quindi, era importante elemento per non sacrificare la propria vita!
L’armatura era segno di identificazione, di appartenenza ad un clan.
I lacci di cuoio o in seta, che univano le varie parti, venivano trattati in modo che ognuno avesse i propri colori distintivi.
Oltre che avere un significato simbolico, aveva anche utilità pratica; grazie al colore dei lacci (odoshi), i Samurai, evitavano di uccidere i loro stessi compagni nella confusione della battaglia.
Inoltre, più fitta era la trama delle allacciature in un’armatura, più elevato era il grado di nobiltà di colui che la indossava (o-yoroi).
Un altro simbolo di appartenenza e di nobiltà delle armature, in genere portato sull’elmo (kabuto) e sugli stendardi per essere visto a grandi distanze, era il mon o komon, un’emblema, un vero e proprio marchio governativo che distingueva le varie famiglie.

La componente piu' curiosa erano le spaventose maschere che i Samurai portavano con il triplo scopo di proteggere il volto, di costituire una base per l'elmo e di incutere timore nell'avversario. Gli stili erano tantissimi e tutti destinati a svolgere il loro sottile effetto psicologico: l'avversario di un Samurai poteva trovarsi di fronte un guerriero dalle sembianze di un demone, di un animale, di un bambino, di una donna o di un vecchio. Curiosamente, le maschere impedivano ai guerrieri ogni movimento della bocca e delle labbra.
Un altro elemento molto importante sia dal punto di vista funzionale che da quello simbolico, era l'elmo.
Questi copricapi, principalmente in ferro, erano forgiati nelle forme piu' strane e si caratterizzavano dall'apertura che doveva permettere al dio della guerra di entrare in loro e aiutarli in battaglia.
Dato che gli artigiani giapponesi generalmente disdegnavano la produzione "in serie", la maschera e l'elmo di ogni Samurai erano solitamente dei pezzi unici che li distinguevano dagli altri guerrieri.
Le tipologie delle maschere mempo erano cinque: la prima copriva complessivamente tutto il volto (mempo) formata da più componenti che si potevano anche togliere.
La seconda copriva la faccia sotto gli occhi (hoate).
La terza copriva solo guance e mento, lasciando scoperti naso e bocca e somigliava ad un muso di scimmia (saru-bo).
La quarta copriva la parte inferiore del volto, spesso soltanto il mento e veniva chiamata a muso di rondine (tsubame-bo).
La quinta copriva solo la fronte e le guance.
Le maschere che coprivano il mento avevano un foro (asa nagashi no ana) o un corto tubicino (tsuyo otoshi no kubo) per lasciar uscire il sudore.
Erano fissate ad un paracollo di lamine, maglia o scaglie che pendeva indipendentemente su un paracollo più grande.
Queste maschere, specialmente quelle del primo e secondo tipo, erano modellate in modo da rappresentare facce di uomini, demoni o musi di animali.
Particolarmente famosi erano la faccia di coreano (korai-bo), lo spettro (morijo), il demone maligno (akuryo), la faccia di barbaro meridionale (namban-bo), il demone slvano dal lungo naso (tori-tengu)e, naturalmente, la faccia di vecchio (okina-men).
Tutte queste maschere avevano soprattutto la funzione di proteggere il volto dai colpi di lancia o di spada. Le frecce erano parate o respinte dalle flange sporgenti di metallo che si estendevano dalla maschera. Ma tali flange svolgevano un'altra funzione importante: equilibravano e distribuevano più equamente il peso dell'elmo sulla testa del guerriero.



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